Principi generali e comuni in materia di politiche attive del lavoro (D. Lgs. 14 settembre 2015, n. 150, artt. 18-28)

EPIGRAFE

DECRETO LEGISLATIVO 14 settembre 2015 n. 150 (in Suppl. Ordinario n. 53 alla Gazz. Uff., 23 settembre 2015, n. 221). – Disposizioni per il riordino della normativa in materia di servizi per il lavoro e di politiche attive, ai sensi dell’articolo 1, comma 3, della legge 10 dicembre 2014, n. 183(A).

(A) In riferimento al presente decreto vedi: Circolare INPS 27 novembre 2015, n. 194; Circolare del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali 23 dicembre 2015, n. 34.

CAPO II

Capo II PRINCIPI GENERALI E COMUNI IN MATERIA DI POLITICHE ATTIVE DEL LAVORO

ARTICOLO N.18

Servizi e misure di politica attiva del lavoro

Art. 18

1. Allo scopo di costruire i percorsi piu’ adeguati per l’inserimento e il reinserimento nel mercato del lavoro, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano costituiscono propri uffici territoriali, denominati centri per l’impiego, per svolgere in forma integrata, nei confronti dei disoccupati, lavoratori beneficiari di strumenti di sostegno al reddito in costanza di rapporto di lavoro e a rischio di disoccupazione, le seguenti attivita’:

a) orientamento di base, analisi delle competenze in relazione alla situazione del mercato del lavoro locale e profilazione;

b) ausilio alla ricerca di una occupazione, anche mediante sessioni di gruppo, entro tre mesi dalla registrazione;

c) orientamento specialistico e individualizzato, mediante bilancio delle competenze ed analisi degli eventuali fabbisogni in termini di formazione, esperienze di lavoro o altre misure di politica attiva del lavoro, con riferimento all’adeguatezza del profilo alla domanda di lavoro espressa a livello territoriale, nazionale ed europea;

d) orientamento individualizzato all’autoimpiego e tutoraggio per le fasi successive all’avvio dell’impresa;

e) avviamento ad attivita’ di formazione ai fini della qualificazione e riqualificazione professionale, dell’autoimpiego e dell’immediato inserimento lavorativo;

f) accompagnamento al lavoro, anche attraverso l’utilizzo dell’assegno individuale di ricollocazione;

g) promozione di esperienze lavorative ai fini di un incremento delle competenze, anche mediante lo strumento del tirocinio;

h) gestione, anche in forma indiretta, di incentivi all’attivita’ di lavoro autonomo;

i) gestione di incentivi alla mobilita’ territoriale;

l) gestione di strumenti finalizzati alla conciliazione dei tempi di lavoro con gli obblighi di cura nei confronti di minori o di soggetti non autosufficienti;

m) promozione di prestazioni di lavoro socialmente utile, ai sensi dell’articolo 26 del presente decreto.

2. Le regioni e le province autonome svolgono le attivita’ di cui al comma 1 direttamente ovvero, con l’esclusione di quelle previste dagli articoli 20 e 23, comma 2, mediante il coinvolgimento dei soggetti privati accreditati sulla base dei costi standard definiti dall’ANPAL e garantendo in ogni caso all’utente facolta’ di scelta.

3. Le norme del presente Capo si applicano al collocamento dei disabili, di cui alla legge n. 68 del 1999, in quanto compatibili.

ARTICOLO N.19

Stato di disoccupazione (A)

Art. 19

1. Sono considerati disoccupati i soggetti privi di impiego che dichiarano, in forma telematica, al sistema informativo unitario delle politiche del lavoro di cui all’articolo 13, la propria immediata disponibilita’ allo svolgimento di attivita’ lavorativa e alla partecipazione alle misure di politica attiva del lavoro concordate con il centro per l’impiego (1).

2. I riferimenti normativi allo stato di disoccupazione ai sensi dell’articolo 1, comma 2, lettera c), del decreto legislativo n. 181 del 2000, si intendono riferiti alla definizione di cui al presente articolo.

3. Lo stato di disoccupazione e’ sospeso in caso di rapporto di lavoro subordinato di durata fino a sei mesi.

4. Allo scopo di accelerare la presa in carico, i lavoratori dipendenti possono effettuare la registrazione di cui al comma 1 dal momento della ricezione della comunicazione di licenziamento, anche in pendenza del periodo di preavviso. Nei casi di cui al presente comma i lavoratori sono considerati “a rischio di disoccupazione”.

5. Sulla base delle informazioni fornite in sede di registrazione, gli utenti dei servizi per l’impiego vengono assegnati ad una classe di profilazione, allo scopo di valutarne il livello di occupabilita’, secondo una procedura automatizzata di elaborazione dei dati in linea con i migliori standard internazionali.

6. La classe di profilazione e’ aggiornata automaticamente ogni novanta giorni, tenendo conto della durata della disoccupazione e delle altre informazioni raccolte mediante le attivita’ di servizio.

7. Allo scopo di evitare l’ingiustificata registrazione come disoccupato da parte di soggetti non disponibili allo svolgimento dell’attivita’ lavorativa, a decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto le norme nazionali o regionali ed i regolamenti comunali che condizionano prestazioni di carattere sociale allo stato di disoccupazione si intendono riferite alla condizione di non occupazione. Sulla base di specifiche convenzioni l’ANPAL consente alle amministrazioni pubbliche interessate l’accesso ai dati essenziali per la verifica telematica della condizione di non occupazione.

(1) Comma sostituito dall’articolo 4, comma 1, lettera i), del D.Lgs. 24 settembre 2016, n. 185.

(A) In riferimento al presente articolo vedi: Circolare del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali 23 dicembre 2015, n. 34 .

ARTICOLO N.20

Patto di servizio personalizzato

Art. 20

1. Allo scopo di confermare lo stato di disoccupazione, i lavoratori disoccupati contattano i centri per l’impiego, con le modalita’ definite da questi, entro 30 giorni dalla data della dichiarazione di cui all’articolo 19, comma 1, e, in mancanza, sono convocati dai centri per l’impiego, entro il termine stabilito con il decreto di cui all’articolo 2, comma 1, per la profilazione e la stipula di un patto di servizio personalizzato.

2. Il patto di cui al comma 1 deve contenere almeno i seguenti elementi:

a) l’individuazione di un responsabile delle attivita’;

b) la definizione del profilo personale di occupabilita’ secondo le modalita’ tecniche predisposte dall’ANPAL;

c) la definizione degli atti di ricerca attiva che devono essere compiuti e la tempistica degli stessi;

d) la frequenza ordinaria di contatti con il responsabile delle attivita’;

e) le modalita’ con cui la ricerca attiva di lavoro e’ dimostrata al responsabile delle attivita’.

3. Nel patto di cui al comma 1 deve essere inoltre riportata la disponibilita’ del richiedente alle seguenti attivita’:

a) partecipazione a iniziative e laboratori per il rafforzamento delle competenze nella ricerca attiva di lavoro quali, in via esemplificativa, la stesura del curriculum vitae e la preparazione per sostenere colloqui di lavoro o altra iniziativa di orientamento;

b) partecipazione a iniziative di carattere formativo o di riqualificazione o altra iniziativa di politica attiva o di attivazione;

c) accettazione di congrue offerte di lavoro, come definite ai sensi dell’articolo 25 del presente decreto.

4. Trascorsi sessanta giorni dalla data di registrazione di cui all’articolo 19, comma 1, il disoccupato che non sia stato convocato dai centri per l’impiego ha diritto a richiedere all’ANPAL, tramite posta elettronica, le credenziali personalizzate per l’accesso diretto alla procedura telematica di profilazione predisposta dall’ANPAL al fine di ottenere l’assegno di ricollocazione di cui all’articolo 23.

ARTICOLO N.21

Rafforzamento dei meccanismi di condizionalita’ e livelli essenziali delle prestazioni relative ai beneficiari di strumenti di sostegno al reddito (A)

Art. 21

1. La domanda di Assicurazione Sociale per l’Impiego, di cui all’articolo 2 della legge n. 92 del 2012, di Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego (NASpI) o Indennita’ di disoccupazione per i lavoratori con rapporto di collaborazione coordinata (DIS-COLL), di cui agli articoli 1 e 15 del decreto legislativo 4 marzo 2015, n. 22, e la domanda di indennita’ di mobilita’ di cui all’articolo 7 della legge 23 luglio 1991, n. 223, resa dall’interessato all’INPS, equivale a dichiarazione di immediata disponibilita’, ed e’ trasmessa dall’INPS all’ANPAL, ai fini dell’inserimento nel sistema informativo unitario delle politiche del lavoro (1).

2. I beneficiari delle prestazioni a sostegno del reddito di cui al comma 1, ancora privi di occupazione, contattano i centri per l’impiego, con le modalita’ definite da questi, entro il termine di 15 giorni dalla data di presentazione della domanda di cui al comma 1, e, in mancanza, sono convocati dal centro per l’impiego entro il termine stabilito con il decreto di cui all’articolo 2, comma 1, per stipulare il patto di servizio di cui all’articolo 20.

3. Ai fini della concessione dell’Assegno di disoccupazione (ASDI) di cui all’articolo 16 del decreto legislativo n. 22 del 2015 e’ necessario che il richiedente abbia sottoscritto un patto di servizio personalizzato, redatto dal centro per l’impiego, in collaborazione con il richiedente, a seguito di uno o piu’ colloqui individuali.

4. Il beneficiario di prestazioni e’ tenuto ad attenersi ai comportamenti previsti nel patto di servizio personalizzato, di cui all’articolo 20, nei tempi ivi previsti, restando comunque fermi gli obblighi e le sanzioni di cui al presente articolo.

5. Oltre agli obblighi derivanti dalla specifica disciplina, il lavoratore che fruisce di benefici legati allo stato di disoccupazione soggiace agli obblighi di cui al presente articolo.

6. Oltre che per i contatti con il responsabile delle attivita’ di cui all’articolo 20, comma 2, lettera d), previsti dal patto di servizio personalizzato, il beneficiario puo’ essere convocato nei giorni feriali dai competenti servizi per il lavoro con preavviso di almeno 24 ore e non piu’ di 72 ore secondo modalita’ concordate nel medesimo patto di servizio personalizzato.

7. Con riferimento all’Assicurazione Sociale per l’Impiego, alla Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego (NASpI), alla Indennita’ di disoccupazione per i lavoratori con rapporto di collaborazione coordinata (DIS-COLL) e all’indennita’ di mobilita’, si applicano le seguenti sanzioni:

a) in caso di mancata presentazione, in assenza di giustificato motivo, alle convocazioni ovvero agli appuntamenti di cui all’articolo 20, commi 1 e 2, lettera d), e di commi 2 e 6 del presente articolo:

1) la decurtazione di un quarto di una mensilita’, in caso di prima mancata presentazione;

2) la decurtazione di una mensilita’, alla seconda mancata presentazione;

3) la decadenza dalla prestazione e dallo stato di disoccupazione, in caso di ulteriore mancata presentazione;

b) in caso di mancata partecipazione, in assenza di giustificato motivo, alle iniziative di orientamento di cui all’articolo 20, comma 3, lettera a), le medesime conseguenze di cui alla lettera a) del presente comma 7;

c) in caso di mancata partecipazione, in assenza di giustificato motivo, alle iniziative di cui all’articolo 20, comma 3, lettera b) e all’articolo 26 (2):

1) la decurtazione di una mensilita’, alla prima mancata partecipazione;

2) la decadenza dalla prestazione e dallo stato di disoccupazione, in caso di ulteriore mancata presentazione;

d) in caso di mancata accettazione, in assenza di giustificato motivo, di un’offerta di lavoro congrua ai sensi dell’articolo 25, la decadenza dalla prestazione e dallo stato di disoccupazione (3).

8. Con riferimento all’Assegno di disoccupazione (ASDI) si applicano le seguenti sanzioni:

a) in caso di mancata presentazione, in assenza di giustificato motivo, alle convocazioni ovvero agli appuntamenti di cui al comma 3:

1) la decurtazione di un quarto di una mensilita’ e la concessione dei soli incrementi per carichi familiari, in caso di prima mancata presentazione;

2) la decurtazione di una mensilita’ e la concessione dei soli incrementi per carichi familiari, alla seconda mancata presentazione;

3) la decadenza dalla prestazione e dallo stato di disoccupazione, in caso di ulteriore mancata presentazione;

b) in caso di mancata partecipazione, in assenza di giustificato motivo, alle iniziative di orientamento di cui all’articolo 20, comma 3, lettera a):

1) la decurtazione di una mensilita’ e la concessione dei soli incrementi per carichi familiari, in caso di prima mancata presentazione;

2) la decadenza dalla prestazione e dallo stato di disoccupazione;

c) in caso di mancata partecipazione, in assenza di giustificato motivo, alle iniziative di cui all’articolo 20, comma 3, lettera b), la decadenza dalla prestazione e dallo stato di disoccupazione;

d) in caso di mancata accettazione di un’offerta di lavoro congrua di cui all’articolo 20, comma 3, lettera c), in assenza di giustificato motivo, la decadenza dalla prestazione e dallo stato di disoccupazione.

9. In caso di decadenza dallo stato di disoccupazione prodottasi ai sensi dei commi 7, 8 e dell’articolo 23, comma 4, non e’ possibile una nuova registrazione prima che siano decorsi due mesi.

10. In caso di violazione degli obblighi di cui ai commi 7 e 8, il centro per l’impiego adotta le relative sanzioni, inviando pronta comunicazione, per il tramite del sistema informativo di cui all’articolo 13, all’ANPAL ed all’INPS, che emette i provvedimenti conseguenti e provvede a recuperare le somme indebite eventualmente erogate.

11. La mancata adozione dei provvedimenti di decurtazione o decadenza della prestazione determina responsabilita’ disciplinare e contabile del funzionario responsabile, ai sensi dell’articolo 1 della legge n. 20 del 1994.

12. Avverso il provvedimento del centro per l’impiego di cui al comma 10 e’ ammesso ricorso all’ANPAL, che provvede ad istituire un apposito comitato, con la partecipazione delle parti sociali.

13. L’INPS provvede annualmente a versare le risorse non erogate in relazione a prestazioni oggetto di provvedimenti di decurtazione o decadenza per il 50 per cento al Fondo per le politiche attive di cui all’articolo 1, comma 215, della legge n. 147 del 2013, e per il restante 50 per cento alle regioni e province autonome cui fanno capo i centri per l’impiego che hanno adottato i relativi provvedimenti, per l’impiego in strumenti di incentivazione del personale connessi al raggiungimento di particolari obiettivi.

(1) Comma modificato dall’articolo 4, comma 1, lettera l), numero 1), del D.Lgs. 24 settembre 2016, n. 185.

(2) Lettera modificata dall’articolo 4, comma 1, lettera l), numero 2), del D.Lgs. 24 settembre 2016, n. 185.

(3) Lettera sostituita dall’articolo 4, comma 1, lettera l), numero 2), del D.Lgs. 24 settembre 2016, n. 185.

(A) In riferimento al presente articolo vedi: Circolare del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali 23 dicembre 2015, n. 34 .

ARTICOLO N.22

Rafforzamento dei meccanismi di condizionalita’ e livelli essenziali delle prestazioni relative ai beneficiari di strumenti di sostegno al reddito in costanza di rapporto di lavoro

Art. 22

1. I lavoratori dipendenti per i quali la riduzione di orario connessa all’attivazione di una procedura di sospensione o riduzione dell’attivita’ lavorativa per integrazione salariale, contratto di solidarieta’, o intervento dei fondi di solidarieta’ di cui agli articoli 26 e 28 del decreto legislativo adottato in attuazione dell’articolo 1, commi 1 e 2, della legge n. 183 del 2014 , sia superiore al 50 per cento dell’orario di lavoro, calcolato in un periodo di dodici mesi, devono essere convocati in orario compatibile con la prestazione lavorativa, dal centro per l’impiego con le modalita’ ed i termini stabiliti con il decreto di cui all’articolo 2, comma 1, per stipulare il patto di servizio personalizzato di cui all’articolo 20, ad esclusione degli elementi di cui al comma 2, lettere c) ed e) del predetto articolo.

2. Allo scopo di mantenere o sviluppare le competenze in vista della conclusione della procedura di sospensione o riduzione dell’attivita’ lavorativa ed in connessione con la domanda di lavoro espressa dal territorio, il patto di servizio personalizzato puo’ essere stipulato sentito il datore di lavoro e con l’eventuale concorso dei fondi interprofessionali per la formazione continua di cui all’articolo 118 della legge n. 388 del 2000, e il lavoratore di cui al comma 1 puo’ essere avviato alle attivita’ di cui all’articolo 20, comma 3, lettera a) e b), ovvero alle attivita’ socialmente utili di cui all’articolo 26, comma 1, del presente decreto.

3. Con riferimento ai lavoratori di cui al comma 1, si applicano le seguenti sanzioni:

a) in caso di mancata presentazione alle convocazioni ovvero agli appuntamenti di cui al comma 1 e mancata partecipazione alle iniziative di orientamento di cui all’articolo 20, comma 3, lettera a), in assenza di giustificato motivo:

1) la decurtazione di un quarto di una mensilita’ per la prima mancata presentazione;

2) la decurtazione di una mensilita’, per la seconda mancata presentazione;

3) la decadenza dalla prestazione per la ulteriore mancata presentazione;

b) in caso di mancata partecipazione alle iniziative di cui all’articolo 20, comma 3, lettera b), ovvero alle iniziative di cui all’articolo 26:

1) la decurtazione di una mensilita’ per la prima mancata partecipazione;

2) la decadenza dalla prestazione per la ulteriore mancata presentazione.

4. In caso di violazione degli obblighi di cui al comma 3, trovano applicazione le disposizioni di cui all’articolo 21, commi da 10 a 13.

5. L’INPS provvede annualmente a versare le risorse non erogate in relazione a prestazioni oggetto di provvedimenti di sospensione o decadenza per il 50 per cento al Fondo per le politiche attive di cui all’articolo 1, comma 215, della legge n. 147 del 2013 e per il restante 50 per cento alle regioni e province autonome cui fanno capo i centri per l’impiego che hanno adottato i relativi provvedimenti, per essere impiegate in strumenti di incentivazione del personale connessi al raggiungimento di particolari obiettivi.

ARTICOLO N.23

Assegno di ricollocazione (A)

Art. 23

1. Ai disoccupati percettori della Nuova prestazione di Assicurazione Sociale per l’Impiego (NASpI) di cui al decreto legislativo 4 marzo 2015, n. 22, la cui durata di disoccupazione eccede i quattro mesi e’ riconosciuta, qualora ne facciano richiesta al centro per l’impiego presso il quale hanno stipulato il patto di servizio personalizzato di cui all’articolo 20, comma 1, ovvero mediante la procedura di cui all’articolo 20, comma 4, una somma denominata «assegno individuale di ricollocazione», graduata in funzione del profilo personale di occupabilita’, spendibile presso i centri per l’impiego o presso i servizi accreditati ai sensi dell’articolo 12. L’assegno di ricollocazione e’ rilasciato nei limiti delle disponibilita’ assegnate a tale finalita’ per la regione o per la provincia autonoma di residenza ai sensi dell’articolo 24.

2. L’assegno di ricollocazione e’ rilasciato dal centro per l’impiego sulla base degli esiti della procedura di profilazione, ovvero alle condizioni e secondo le modalita’ di cui all’articolo 20, comma 4.

3. L’assegno di ricollocazione non concorre alla formazione del reddito complessivo ai fini dell’imposta sul reddito delle persone fisiche e non e’ assoggettato a contribuzione previdenziale e assistenziale.

4. L’assegno di cui al comma 1 e’ spendibile al fine di ottenere un servizio di assistenza intensiva nella ricerca di lavoro presso i centri per l’impiego o presso i soggetti privati accreditati ai sensi dell’articolo 12 del presente decreto, fatto salvo quanto previsto dal successivo comma 7. La scelta del centro per l’impiego o dell’operatore accreditato e’ riservata al disoccupato titolare dell’assegno di ricollocazione. Il servizio e’ richiesto dal disoccupato, a pena di decadenza dallo stato di disoccupazione e dalla prestazione a sostegno del reddito, entro due mesi dalla data di rilascio dell’assegno e ha una durata di sei mesi, prorogabile per altri sei nel caso non sia stato consumato l’intero ammontare dell’assegno.

5. La richiesta del servizio di assistenza alla ricollocazione, per tutta la sua durata, sospende il patto di servizio personalizzato eventualmente stipulato ai sensi dell’articolo 20. Il servizio di assistenza alla ricollocazione deve prevedere:

a) l’affiancamento di un tutor al soggetto di cui al comma 1;

b) il programma di ricerca intensiva della nuova occupazione e la relativa area, con eventuale percorso di riqualificazione professionale mirata a sbocchi occupazionali esistenti nell’area stessa;

c) l’assunzione dell’onere del soggetto di cui al comma 1 di svolgere le attivita’ individuate dal tutor;

d) l’assunzione dell’onere del soggetto di cui al comma 1 di accettare un’offerta di lavoro congrua ai sensi dell’articolo 25 (1);

e) l’obbligo per il soggetto erogatore del servizio di comunicare al centro per l’impiego e all’ANPAL il rifiuto ingiustificato, da parte della persona interessata, di svolgere una delle attivita’ di cui alla lettera c), o di una offerta di lavoro congrua, a norma del punto d), al fine dell’irrogazione delle sanzioni di cui all’articolo 21, commi 7 e 8;

f) la sospensione del servizio nel caso di assunzione in prova, o a termine, con eventuale ripresa del servizio stesso dopo l’eventuale conclusione del rapporto entro il termine di sei mesi.

6. In caso di utilizzo dell’assegno di ricollocazione presso un soggetto accreditato ai sensi dell’articolo 12, lo stesso e’ tenuto a darne immediata comunicazione al centro per l’impiego che ha rilasciato al disoccupato l’assegno di ricollocazione. Il centro per l’impiego e’ di conseguenza tenuto ad aggiornare il patto di servizio.

7. Le modalita’ operative e l’ammontare dell’assegno di ricollocazione, sono definite con delibera consiglio di amministrazione dell’ANPAL, previa approvazione del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, sulla base dei seguenti principi:

a) riconoscimento dell’assegno di ricollocazione prevalentemente a risultato occupazionale ottenuto;

b) definizione dell’ammontare dell’assegno di ricollocazione in maniera da mantenere l’economicita’ dell’attivita’, considerando una ragionevole percentuale di casi per i quali l’attivita’ propedeutica alla ricollocazione non fornisca il risultato occupazionale;

c) graduazione dell’ammontare dell’assegno di ricollocazione in relazione al profilo personale di occupabilita’;

d) obbligo, per il soggetto erogatore del servizio di cui al comma 5, di fornire un’assistenza appropriata nella ricerca della nuova occupazione, programmata, strutturata e gestita secondo le migliori tecniche del settore;

e) obbligo, per il soggetto erogatore del servizio di cui al comma 5, di comunicare le offerte di lavoro effettuate nei confronti degli aventi diritto.

8. L’ANPAL realizza il monitoraggio e la valutazione comparativa dei soggetti erogatori del servizio di cui al comma 5, con riferimento agli esiti di ricollocazione raggiunti nel breve e nel medio periodo per ogni profilo di occupabilita’. A tal fine, l’ANPAL istituisce un sistema informatico al quale i centri per l’impiego e i soggetti erogatori del servizio di cui al comma 5 sono obbligati a conferire le informazioni relative alle richieste, all’utilizzo e all’esito del servizio. Gli esiti della valutazione sono pubblici e l’ANPAL ne cura la distribuzione ai centri per l’impiego. L’ANPAL segnala ai soggetti erogatori del servizio di cui al comma 5 gli elementi di criticita’ riscontrati nella fase di valutazione al fine di consentire le opportune azioni correttive. Decorso un anno dalla segnalazione, ove le criticita’ permangano, l’ANPAL valuta la revoca dalla facolta’ di operare con lo strumento dell’assegno di ricollocazione.

(1) Lettera sostituita dall’articolo 4, comma 1, lettera m), del D.Lgs. 24 settembre 2016, n. 185.

(A) In riferimento al presente articolo vedi: Circolare del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali 23 dicembre 2015, n. 34 .

ARTICOLO N.24

Finanziamento dell’assegno di ricollocazione

Art. 24

1. Al finanziamento dell’assegno di ricollocazione concorrono le seguenti risorse:

a) il Fondo di cui all’articolo 1, comma 215, della legge n. 147 del 2013;

b) risorse dei programmi operativi cofinanziati con fondi strutturali, nella misura da determinare ai sensi del comma 2.

2. Allo scopo di garantire il finanziamento dell’assegno di ricollocazione, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, previa verifica delle compatibilita’ finanziaria e dell’assenza di nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica da parte del Ministero dell’economia e delle finanze, le regioni e le province autonome, definiscono, con intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano, un piano di utilizzo coordinato di fondi nazionali e regionali, nonche’ dei programmi operativi cofinanziati dal Fondo Sociale Europeo e di quelli cofinanziati con fondi nazionali negli ambiti di intervento del Fondo Sociale Europeo, nel rispetto dei regolamenti dell’Unione Europea in materia di fondi strutturali.

3. Nei casi di cui all’articolo 2, comma 10-bis, della legge n. 92 del 2012, l’INPS versa all’ANPAL una somma pari al trenta per cento dell’indennita’ mensile residua che sarebbe stata corrisposta al lavoratore, volta a finanziare il Fondo politiche attive del lavoro di cui all’articolo 1, comma 215, della legge n. 147 del 2013. All’articolo 2, comma 10-bis, della legge n. 92 del 2012, le parole “cinquanta per cento” sono sostituite dalle seguenti: «venti per cento».

ARTICOLO N.25

Offerta di lavoro congrua

Art. 25

1. Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali provvede alla definizione di offerta di lavoro congrua, su proposta dell’ANPAL, sulla base dei seguenti principi:

a) coerenza con le esperienze e le competenze maturate;

b) distanza dal domicilio e tempi di trasferimento mediante mezzi di trasporto pubblico;

c) durata della disoccupazione;

d) retribuzione superiore di almeno il 20 per cento rispetto alla indennita’ percepita nell’ultimo mese precedente, da computare senza considerare l’eventuale integrazione a carico dei fondi di solidarieta’, di cui agli articoli 26 e seguenti del decreto legislativo attuativo della delega di cui all’articolo 1, comma 2, della legge n. 183 del 2014.

2. I fondi di solidarieta’ di cui agli articoli 26 e seguenti del decreto legislativo attuativo della delega di cui all’articolo 1, comma 2, della legge n. 183 del 2014, possono prevedere che le prestazioni integrative di cui all’articolo 3, comma 11, lettera a), della legge n. 92 del 2012, continuino ad applicarsi in caso di accettazione di una offerta di lavoro congrua, nella misura massima della differenza tra l’indennita’ complessiva inizialmente prevista, aumentata del 20 per cento, e la nuova retribuzione.

3. Fino alla data di adozione del provvedimento di cui al comma 1, trovano applicazione le disposizioni di cui all’articolo 4, comma 41, e 42 della legge 28 giugno 2012, n. 92.

ARTICOLO N.26

Utilizzo diretto dei lavoratori titolari di strumenti di sostegno al reddito (A)

Art. 26

1. Allo scopo di permettere il mantenimento e lo sviluppo delle competenze acquisite, i lavoratori che fruiscono di strumenti di sostegno del reddito in costanza di rapporto di lavoro nonche’ i lavoratori sottoposti a procedure di mobilita’ possono essere chiamati a svolgere attivita’ a fini di pubblica utilita’ a beneficio della comunita’ territoriale di appartenenza, sotto la direzione e il coordinamento di amministrazioni pubbliche di cui all’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo n. 165 del 2001, e successive modificazioni, nel territorio del comune ove siano residenti (1).

2. Allo scopo di dar corso alle attivita’ di cui al comma 1, le regioni e province autonome stipulano, con le amministrazioni di cui all’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo n. 165 del 2001, operanti sul territorio, specifiche convenzioni, sulla base della convenzione quadro predisposta dall’ANPAL.

3. L’utilizzazione dei lavoratori nelle attivita’ di cui al comma 1 non determina l’instaurazione di un rapporto di lavoro e deve avvenire in modo da non incidere sul corretto svolgimento del rapporto di lavoro in corso.

4. I lavoratori utilizzati, percettori di trattamenti di sostegno al reddito, sono impegnati nei limiti massimi di orario settimanale corrispondente alla proporzione tra il trattamento stesso e il livello retributivo iniziale, calcolato al netto delle ritenute previdenziali ed assistenziali, previsto per i dipendenti che svolgono attivita’ analoghe presso il soggetto promotore dell’intervento.

5. Le convenzioni di cui al comma 2 possono prevedere l’adibizione alle attivita’ di cui al comma 1, da parte di lavoratori disoccupati, con piu’ di sessanta anni, che non abbiano ancora maturato il diritto al pensionamento di vecchiaia o anticipato. I lavoratori di cui al presente comma, utilizzati in attivita’ di cui al comma 1, non possono eccedere l’orario di lavoro di 20 ore settimanali e ad essi compete un importo mensile pari all’assegno sociale, eventualmente riproporzionato in caso di orario di lavoro inferiore alle 20 ore settimanali. Tale assegno e’ erogato dall’INPS previa certificazione delle presenze secondo le modalita’ fissate dall’INPS a cura dell’ente utilizzatore e per esso trovano applicazione, in quanto non diversamente disposto, le disposizioni in materia di Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego. Gli oneri restano a carico delle amministrazioni regionali e delle province autonome stipulanti.

6. All’assegno di cui al comma 5 si applicano le disposizioni di cui agli articoli 10 e 11 del decreto legislativo n. 22 del 2015.

7. L’assegno di cui al comma 5 e’ incompatibile con i trattamenti pensionistici diretti a carico dell’assicurazione generale obbligatoria per l’invalidita’, la vecchiaia ed i superstiti dei lavoratori dipendenti, degli ordinamenti sostitutivi, esonerativi ed esclusivi dell’assicurazione medesima, nonche’ delle gestioni speciali dei lavoratori autonomi, e con i trattamenti di pensionamento anticipato. In caso di avvio alle attivita’ di cui al comma 1, i titolari di assegno o di pensione di invalidita’ possono optare per il trattamento di cui al comma 5. Sono invece cumulabili con il trattamento di cui al predetto comma 5, gli assegni e le pensioni di invalidita’ civile nonche’ le pensioni privilegiate per infermita’ contratta a causa del servizio obbligatorio di leva.

8. I soggetti utilizzatori attivano in favore dei soggetti coinvolti nelle attivita’ di cui al comma 1 idonee coperture assicurative presso l’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (INAIL) contro gli infortuni e le malattie professionali connesse allo svolgimento dell’attivita’ lavorativa, nonche’ per la responsabilita’ civile verso terzi.

9. Le attivita’ di cui al comma 1 sono organizzate in modo che il lavoratore possa godere di un adeguato periodo di riposo, entro i termini di durata dell’impegno. Durante i periodi di riposo e’ corrisposto l’assegno.

10. Le assenze per malattia, purche’ documentate, non comportano la sospensione dell’assegno di cui al comma 5. I soggetti utilizzatori stabiliscono tra le condizioni di utilizzo il periodo massimo di assenze per malattia compatibile con il buon andamento del progetto.

Le assenze dovute a motivi personali, anche se giustificate, comportano la sospensione dell’assegno. E facolta’ del soggetto utilizzatore concordare l’eventuale recupero delle ore non prestate e in tal caso non viene operata detta sospensione. Nel caso di assenze protratte e ripetute nel tempo che compromettano i risultati del progetto, e’ facolta’ del soggetto utilizzatore richiedere la sostituzione del lavoratore. Nel caso di assenze per infortunio o malattia professionale al lavoratore viene corrisposto l’assegno per le giornate non coperte dall’indennita’ erogata dall’INAIL e viene riconosciuto il diritto a partecipare alle attivita’ progettuali al termine del periodo di inabilita’.

11. Per i periodi di impegno nelle attivita’ di lavori socialmente utili per i quali e’ erogato l’assegno di cui al comma 5, trova applicazione il riconoscimento d’ufficio di cui al comma 9 dell’articolo 7 della legge n. 223 del 1991, ai soli fini dell’acquisizione dei requisiti assicurativi per il diritto al pensionamento. E’ comunque consentita la possibilita’ di riscatto dei periodi di utilizzazione nei lavori socialmente utili ai fini pensionistici, ai sensi della normativa vigente in materia, con particolare riguardo agli articoli 5 e seguenti del decreto legislativo 30 aprile 1997, n. 184.

12. Gli articoli 7 e 8 del decreto legislativo 1° dicembre 1997, n. 468, si applicano ai soli progetti di attivita’ e lavori socialmente utili che hanno avuto inizio prima della data di adozione della convenzione quadro di cui al comma 2 (2).

(1) Comma sostituito dall’articolo 1, comma 306, della Legge 28 dicembre 2015, n. 208.

(2) Comma modificato dall’articolo 1-bis, comma 1, del D.L. 1° ottobre 2015, n. 154, convertito, con modificazioni, dalla Legge 29 novembre 2015, n. 189.

(A) In riferimento al presente articolo vedi: Circolare del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali 22 ottobre 2015, n. 28.

ARTICOLO N.27

Collocamento della gente di mare

Art. 27

1. Al collocamento della gente di mare si applicano le norme del presente decreto.

2. Le Capitanerie di porto possono svolgere attivita’ di intermediazione tra domanda ed offerta di lavoro ai sensi dell’articolo 6 del decreto legislativo n. 276 del 2003, in raccordo con le strutture regionali e con l’ANPAL.

3. Sulla base di specifiche convenzioni tra l’ANPAL e il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti vengono individuate le Capitanerie di porto autorizzate a svolgere attivita’ di intermediazione ai sensi del comma 2, prevedendo altresi’ le modalita’ di accesso al sistema informativo di cui all’articolo 14 del presente decreto.

ARTICOLO N.28

Livelli essenziali delle prestazioni

Art. 28

1. Ferma restando le necessita’ di prevedere obiettivi annuali ai sensi dell’articolo 2 del presente decreto, anche al fine di tener conto della situazione di fatto e delle peculiarita’ territoriali, costituiscono livelli essenziali delle prestazioni le norme contenute nei seguenti articoli del presente decreto:

a) articolo 11, comma 1, lettere da a) a d);

b) articolo 18;

c) articolo 20;

d) articolo 21, comma 2;

e) articolo 23.


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